L'Apocalisse, ovvero la Rivelazione
« Julius Evola suggeriva che, in tempi di Kali Yuga, l'unica cosa da fare è imparare a cavalcare la tigre: ossia, anziché opporsi frontalmente ad una situazione negativa generalizzata, sfruttare la corrente, per procedere in maniera da non ricevere troppi danni e, addirittura, per riuscire a volgere a proprio favore le stesse caratteristiche di quella situazione, allo scopo di preservare il bene della propria interiorità.
Sia come sia, che impari a cavalcare la tigre, oppure che si abitui ad assecondare la corrente, il risvegliato ha la piena consapevolezza di non essere un superuomo e di non poter modificare, egli solo, una determinata situazione, diffusa nella società in cui egli si trova a vivere; e, inoltre, che non sarebbe saggio cercar di forzare l'evoluzione spirituale degli altri esseri umani, per le ragioni che abbiamo detto più sopra.
Che cosa dovrà fare, allora?
È molto semplice.
Primo, dovrà proseguire incessantemente a lavorare su se stesso: perché la propria evoluzione spirituale è un compito che non finisce mai, e che si rivela più impegnativo, mano a mano che una persona vi si addentra.
Secondo, offrire - nella misura delle sue possibilità - una diversa prospettiva a coloro che gli stanno intorno e che gli sembrano aperti ad un cambiamento, ma senza illudersi di vederli cambiare dall'oggi al domani e senza attendersi gratitudine, né amicizia; ma, al contrario, mettendo in conto un certo grado di incomprensione, se non addirittura di aperta ostilità.
In ogni caso, egli sa che le cose accadono quando è giunto il tempo in cui devono accadere: non un minuto prima, né un minuto dopo.
In ciò consiste l'armonia del tutto: che ogni cosa è come deve essere; e che quelle cose, le quali ci appaiono negative, in realtà sono tali solo nella misura in cui noi non siamo in grado di farne una occasione di crescita e di perfezionamento.
In altre parole, la disarmonia è in noi, non nel creato; è nostra la responsabilità di non essere abbastanza evoluti da gestire in maniera responsabile e proficua le occasioni che la vita ci offre, per quanto esse possano presentarsi, talvolta, nella rude veste di eventi dolorosi.
Il risvegliato, pertanto, è colui che, ad un certo punto, decide di cogliere le occasioni che la vita gli offre per riprendere possesso di sé, per tornare ad essere il vero protagonista del proprio volere e del proprio agire. È colui che decide di non dare più ad altri la delega in bianco di ciò che lo riguarda in prima persona; di ascoltare i segni e di imparare a riconoscere gli avvertimenti.
Il mondo è pieno di segni. »
Il tratto citato sopra è da oggi il mio personale mantra. Fino ad oggi sono stato troppo esplicito nell'illustrare le mie posizioni contro questo enorme potere che sta distruggendo il lato positivo di ciò che l'umanità aveva appreso dalla fine dell'ultima guerra militare mondiale.
Tutto ciò ha fruttato due censure su un noto (troppo) social forum di un mese l'una che mi hanno procurato non pochi danni lavorativi e che nessun giudice mai commisurerebbe e nessun avvocato si prenderebbe la briga di difendere. Inoltre mi sono accorto di quanto poco valga il mio parere nel cercare di aprire gli occhi - da uomo illuminato quale sono - di chi invece ha la ferrea volontà di tenerli ben chiusi e foderati dei famosi e spessi "strati di prosciutto". Quanti amici dapprima dubbiosi sull'efficacia di un vaccino e sulla buona fede di chi ne sta facendo un'operazione di marketing mondiale a spese della vita di milioni di innocenti, ho visto correre poi a vaccinarsi solo per una forma di normopatia ormai patologica. Senza curarsi di sé stessi più che del proprio apparire nei confronti degli altri. Io degli altri me ne sono sempre accuratamente sbattuto le palle, tranne che per un ristrettissimo cerchio di persone care e amiche che però in parte hanno aderito al sacro siero vuoi per innata, patologica ipocondria, vuoi per normopatia dichiarata esplicitamente (lo fanno gli altri, perché dovrei essere diverso dagli altri?). Spiace solo che le conseguenze nefaste di tale scelta, a lungo termine (quando sarà impossibile associarle alla vaccinazione di massa) andranno a colpire anche persone che per alti motivi io stimo e, in alcuni casi, amo.
Un'altra cosa di cui mi sono accorto è di quanto valga poco io, nei confronti dei contatti in rete, poiché durante il periodo di censura, nessuno - tranne un'amica veneziana che se mi legge, sa che sto parlando di lei - mi ha contattato per chiedermi come va o come sto. Segno che noi non siamo nulla per nessuno, contiamo quanto un paio di mutande in un film pornografico. E siamo solo utili finché esistiamo e penetriamo violentemente nella vita degli altri.
Pertanto da oggi il mio atteggiamento nei confronti degli altri cambia, ed è profondamente giusto che sia così. Non per rabbia o per delusione ma per la consapevolezza (citata anche sopra da Evola) che siccome non contiamo un cazzo per nessuno, gli altri non contano più un cazzo per me.
L'unica persona che amerò sinceramente è Pietro Malaguti, quell'io e quel corpo che sopporta la mia anima. Se dovrò amare qualcun altro sarà solo per mia scelta e principalmente perché lo merita. Il resto del mondo può fottersi allegramente ed è giusto che sia così. Nasciamo soli, viviamo soli dentro le nostre gabbie cerebrali e soprattutto moriamo soli. I nostri corpi giocano all'animale sociale ma le nostre anime sono sole. Non desidero che gli altri mi vogliano amico (se lo vogliono ricambierò solo, come ho detto, per merito) e piuttosto preferisco che mi temano e mi rispettino per quel poco di potere che ho su di loro. Se non ho alcun potere allora è meglio che diventino solo niente più che tasselli di un puzzle umano senza senso alcuno, che merita ciò che gli stanno facendo. E' un atteggiamento molto saggio nei confronti dello zoo umano che - dati alla mano - non dimostra di meritare alcun rispetto nella sua massa, ma solo commiserazione per il bassissimo livello cognitivo.
Cambia anche il mio rapporto con i sistemi di comunicazione di massa (social etc.) che sono solo strumenti di pubblicità, piattaforme tecniche a cui non è opportuno affidare proprie opinioni. Anzi è necessario diffidare anche di quei contatti che manifestano apertamente le proprie perché i sofisticati algoritmi di censura collegano i miei profili con quelli di tali soggetti, penalizzando le mie performances comunicative nei confronti dei clienti prospect. Il fine dello stare in rete è fare soldi, tanti, e più in fretta possibile. E da oggi questa diventa la mia esclusiva mission aziendale a cui aderire ossessivamente per ottenere il massimo risultato.
Cambia il mio modo di comunicare: sarà improntato al business come all'esaltazione del bello, sia esso fotografia, modellismo, musica o un bella donna, possibilmente nuda, senza capezzoli o vagina in vista, pena il ban del Grande Fratello (che non ne fa un fatto "morale" perché poi lascia pubblicate cose oscene al cui paragone un pene infilato in una vagina è - come dovrebbe peraltro essere - pura poesia, ma perché il sesso è troppo di richiamo nella pubblicità e quindi il social promuoverebbe gratis messaggi che invece devono essere pagati ed esposti con tecniche di marketing molto sofisticate per giungere ai prospect).
Quindi la censura è stata un utile momento di ripensamento per rientrare in quei paradigmi che sono business, denaro, successo, fama, vacuità.
Per quel che riguarda la mia anima, la mia crescita spirituale, il mio diventare sempre più superiore a tutto e a tutti, di quelli che sono i miei pensieri e le mie opinioni beh, quelli sono cazzi miei e da me non ne saprete più nulla. Sto finalmente crescendo interiormente.
P.M.
Buongiorno. Grazie mille per le sue parole illuminanti.
RispondiEliminaCiao, è la prima volta che capito qui: perdona l'essere così diretta, ma ciò che ho letto mi pare più che altro uno sfogo. Mi spiego Pietro: su internet tutti sono nessuno. Questa è una piazza virtuale ove chi vuole porta il suo apporto e, come sai, il 99% è fuffa. Qui la parola "amici" è solo un invenzione di internet. per definire chi sceglie di stare in contatto con te. Anche se ti dicono "bravo" il giorno dopo non si ricordano più come ti chiami se non salvano la pagina. Io per es. sono co-amministratrice di un gruppo. Ho capito con gli anni che la mia socia, fondatrice, che mi ha chiesto di collaborare e alla quale voglio sinceramente bene, è più presente, fa pubbliche relazioni, è gentile e ha grandi difficoltà a bannare o cancellare i post che non rispettano il regolamento, io faccio il lavoro sporco di cancellare, rifiutare richieste non consone etc, e lo faccio senza esitazione. Dunque lei ha una quantità "amici" provenienti dal gruppo sul suo profilo privato di f.b., io tre o quattro che non mi si filano mai, credo che mi chiedano "l'amicizia" solo per curiosare. Se domani decidessi di non essere più la co-amministratrice di un gruppo ((di musica barocca) al quale credo di aver apportato un allargamento di vedute sul repertorio, credi che freghi a qualcuno? So di essere solo un'anima, un pensiero su uno strumento bislacco e nulla più. Per il resto, sulla mia pagina, oltre alle persone che conosco di persona, ho 3 o 5 amici virtuali che mi vogliono bene e sono davvero presenti. Non di meno, se questo è il nuovo modo di comunicare, anche se in modo molto conciso, sento che qui posso pubblicare il Bello, o tutto ciò che può far elevare anime affini. Di più non pretendo. Per finire ti dico, fai come hai deciso e, se fai di più, non aspettarti niente. Può darsi che, anche in silenzio, qualcuno rifletta sui tuoi scritti. Con molta comprensione, ti saluto caramente.
RispondiEliminaCaterina
L' esempio "evoliano" è, a mio avviso, per pochi e pure rischioso in termini nichilistici.
RispondiEliminaSostanzialmente ritengo che, fin che si può, sarebbe giusto essere attivo, propositivo esempio per tutti. L' esempio è come una semina su un terreno perlopiù misterioso dai risultati comunque certi, ma altrettanto misteriosi nei modi e nei tempi.
Il punto complesso è riuscire ad essere buon esempio calibrando in modo corretto. Un' "arte" insomma.
I soggetti non dimenticano mai, eventualmente fanno finta di dimenticare o peggio mentono a sé stessi per profonda debolezza.
Auspicando il meglio.
FC